Il miglio perlato è una delle specie coltivate più resistenti alla siccità, non a caso è originario delle zone caldo-aride della fascia subtropicale dove le temperature sono sempre molto elevate. È questa una pianta che si adatta a terreni anche molto diversi per caratteristiche e si esprime al meglio nei suoli profondi dove c’è quindi spazio per fare crescere le radici. Se raccolto nel periodo giusto, il miglio perlato è in grado di fornire elevate quantità di foraggio di ottima qualità in termini di valori nutrizionali e questo è senza dubbio uno dei suoi punti di forza data l’importanza che oggi riveste l’alimentazione quando si parla di benessere animale.
Ecco spiegato, insomma, perché gli allevatori/agricoltori sono soliti puntare molto su questo tipo di pianta per avere grandi quantità di foraggio di ottimo contenuto proteico e appetibilità. Il miglio perlato inoltre non contiene sostanze tossiche per il bestiame, né acido prussico (che invece è spesso presente in altre specie a coltivazione estiva) o altri fattori anti- nutrizionali. È particolarmente indicato per il pascolo di ovini, caprini, bovini e cavalli.
Miglio perlato da foraggio: caratteristiche
Le piante di miglio perlato da foraggio possono essere alte da 100 a 150 centimetri, formano una sola radice e accestiscono molto facilmente. Come detto, queste piantine sono davvero molto resistenti al caldo mentre soffrono in particolar modo le temperature rigide. I terreni ideali per vederle crescere sane e rigogliose sono quelli sabbiosi ed argillosi. Le piantine di questa specie hanno un ciclo molto breve, che va dai 60 ai 70 giorni. La semina viene sempre effettuata in primavera o ad inizio estate dopo il grano, sempre a una profondità massima di 2-3 cm.
Per una germinazione ottimale la temperatura del suolo dovrebbe raggiungere almeno 16°C. Il ciclo biologico del miglio perlato ha inizio con il processo germinativo. Il seme germina ed emerge in modo abbastanza rapido, circa cinque giorni dopo la semina. Dopo circa due settimane dalla data d’impianto, la pianta inizia una rapida fase di crescita. A 20-25 giorni dalla germinazione ha inizio infatti la formazione dei germogli primari. Questi portano avanti lo sviluppo di quelli secondari (accestimento) per tutta la fase di crescita in altezza della pianta. Dopo 40-45 giorni la fioritura può dirsi quasi completata. Dopo 60-65 giorni ha inizio la fase cosiddetta di riempimento delle cariossidi che si completa entro una decina di giorni circa. Ovviamente, le condizioni climatiche possono “spostare in avanti” di qualche giorno o al contrario anticipare il normale processo di crescita del miglio perlato.
Gestione del miglio perlato
Alcuni accorgimenti si rivelano necessari per una corretta gestione di queste piante, il cui ruolo è determinante per la realizzazione di foraggio di qualità. La prima e più importante constatazione da fare è la seguente: il miglio perlato esprime il massimo della sua qualità foraggera nelle piante giovani, quindi occorrerebbe sempre puntare su piante di altezza inferiore ai 100 cm per il pascolo. In questo modo si è certi di mantenere tutte le qualità intrinseche del miglio e garantire quindi ai capi di allevamento un foraggio di elevata qualità. Oltre il metro di altezza le piante di miglio perlato da foraggio producono fusti lignificati e perdono in modo molto rapido il loro contenuto proteico. Utilizzarle nel momento giusto è la cosa più intelligente da fare per sfruttare al massimo le potenzialità di questa pianta.
Proprietà nutritive del miglio perlato
Il miglio perlato risulta nutrizionalmente superiore a molti altri cereali, ecco perché gode di ottima considerazione tra gli agricoltori/allevatori di bestiame. Costituisce inoltre una fonte significativa di micronutrienti, come ad esempio ferro e zinco, i cui contenuti risultano quantitativamente più elevati rispetto ad altre colture cerealicole. È bene specificare, però, che il valore nutrizionale del miglio perlato dipende dalla varietà, dalle condizioni di crescita e dai metodi di conservazione.
Secondo i dati di Feedipedia (2015), “il contenuto proteico grezzo del foraggio verde varia dal 6 al 20%. Il foraggio fresco è abbastanza ben digerito dai ruminanti, con digeribilità della sostanza secca (DMD) pari al 66-69%”. Sempre stando alla stessa fonte, “in caso di insilamento il contenuto di proteine grezze è basso (dal 4% al 10%) a causa delle perdite proteiche e della bassa frazione di fibre degradabili a livello ruminale. L’insilato di miglio perla è incline a perdere dal 13% al 23% della sua sostanza secca e fino al 50% della proteina grezza a causa della sua degradazione in azoto non proteico”.
Tipologie di miglio perlato
Nel corso degli anni, studi mirati sulle caratteristiche del miglio perlato (Baldoni e Giardini, 2000) hanno portato a individuare 4 razze diverse, distinguibili essenzialmente dalla forma del seme.
- typhoides, cariosside obovata e ampia diffusione
- nigritarum, cariosside obovata e sfaccettata diffusa dal Sudan alla Nigeria
- globosum, cariosside grande e sferica presente in Nigeria
- leonis, cariosside di forma allungata, coltivata in Sierra Leone