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Insilato di mais: cos’è, come si fa, come viene utilizzato

L’insilato di mais è uno dei foraggi economicamente più convenienti per gli allevatori, non solo in termini di rese produttive ma anche di valore energetico. Contiene infatti fibre di alta qualità ed un’elevata densità energetica che è importante nell’alimentazione dei bovini da latte. È anche un foraggio piuttosto semplice da insilare e questo è di sicuro un altro vantaggio da tenere in considerazione da parte degli agricoltori.

Certamente, per massimizzare la qualità di questo tipo di foraggio, occorre rispettare una serie di accorgimenti che possono fare la differenza in positivo. Il mais va ad esempio raccolto al punto giusto di maturazione e di contenuto di sostanza secca. Particolare attenzione va riservata anche alla trinciatura e alla lavorazione della granella che rivestono un ruolo di primaria importanza nel determinare il valore del foraggio. Scopriamo in questo articolo tutto quello che c’è da sapere sull’insilato di mais, sulle sue caratteristiche, su come si ottiene e come viene utilizzato negli allevamenti.

Insilato di mais: cos’è

Come già in parte spiegato, l’insilato di mais è un alimento particolarmente importante nella dieta dei bovini da latte perché garantisce una quota utile di energia e di fibra alla razione giornaliera dei capi di allevamento. Essendo un alimento umido contribuisce inoltre a migliorare l’ingestione delle bovine e questo aspetto è importante da salvaguardare perché è fortemente collegato alla produzione di latte garantito dalle stesse. Migliore è l’alimentazione, infatti, e maggiori saranno le quantità di latte prodotto. È un alimento che viene coltivato tantissimo nel Nord Italia, ad accezione di tutte quelle zone in cui il latte è destinato ad essere trasformato in formaggio Parmigiano Reggiano. 

Come si fa l’insilato di mais

Realizzare dell’insilato di mais non risulta cosa così complicata. Più difficile è però realizzare dell’insilato di mais di qualità perché tante sono le variabili che entrano in gioco. Per ottenere dei buoni risultati in questo senso, infatti, è necessario seguire scrupolosamente alcuni passaggi che risultano essere fondamentali per raggiungere l’obiettivo. Sappiamo bene infatti di quanto la qualità rivesta un ruolo centrale nell’alimentazione dei capi di allevamento. Per salvaguardare la loro salute e ottenere ottimi prodotti è assolutamente obbligatorio attenersi a una dieta alimentare che sia bilanciata e che non contempli certo alimenti che siano scadenti. 

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Consigli per un buon insilato di mais

E allora come si fa l’insilato di mais di qualità? Come prima cosa occorre fare particolare attenzione al livello di maturazione del mais. Può essere monitorato osservando lo sviluppo della linea del latte nella granella. Il momento più adatto per cogliere il mais è quello in cui la linea del latte è circa a metà o a due terzi della granella. È in questa fase infatti che il contenuto di amido aumenta e la digeribilità della fibra è perfetta. Per quanto riguarda invece la sostanza secca, la percentuale ideale si attesta intorno ai valori tra il 32 e il 36.

Non è però sempre è facile restare in questo range perché gli agenti climatici condizionano in modo importante le tempistiche del raccolto, influenzando anche la percentuale relativa a questo importante valore. Capita di frequente, quindi, che grandine o temporali danneggino le piante ancora in fase di riempimento delle pannocchie. In questo caso occorre anticipare i tempi e raccogliere con una sostanza secca che magari è al di sotto della soglia minima considerata ideale. È facile comprendere che, in caso di percentuale più bassa di sostanza secca, anche la qualità dell’insilato di mais cala. Per cercare di contenere i danni, gli agricoltori dovranno mettere in atto alcuni accorgimenti, come ad esempio evitare la lavorazione della granella e aumentare la lunghezza di trinciatura del foraggio intorno ai 20-25 mm e ancora evitare una compattazione eccessiva del foraggio (non utilizzare macchinari con ruote gemellate). 

Altri fattori da considerare

L’altezza di taglio è un altro dei fattori da tenere in considerazione per un buon insilato di mais. Generalmente si consiglia di selezionare un’altezza di taglio intorno ai 30 cm. Questi diventano 45 cm per ridurre la resa ma aumentare la qualità dell’insilato, o in caso di presenza elevata di terreno sugli steli delle piante. A seconda poi delle modalità con cui gli agricoltori-allevatori raccolgono il mais, anche la lunghezza di trinciatura dovrà essere diversa. In generale, la lunghezza teorica di trinciatura (LTDT) consigliata varia dai 10 ai 19 mm, ma bisogna poi analizzare di caso in caso. Il settaggio ottimale del rompigranella è fondamentale per una corretta rottura delle cariossidi. Più alto è il contenuto di sostanza secca e più importante diventa lavorare adeguatamente le cariossidi.

Insilato di mais: come si utilizza

Gli allevatori inseriscono l’insilato di mais nell’alimentazione dei bovini in quantità diverse a seconda dei casi. L’obiettivo è quello di garantire una dieta bilanciata e adeguata al fabbisogno dei singoli. A seconda della qualità dell’insilato, della percentuale di sostanza secca e di altre variabili, allora, ogni agricoltore-allevatore sarà in grado di fornire la giusta razione per capo.