Il foraggio insilato, per essere di qualità, deve necessariamente rispettare alcuni requisiti legati alla preparazione, conservazione e messa in sicurezza dello stesso. C’è davvero tanto da dire quando si parla di questo tipo di alimentazione per i ruminanti che garantisce alcuni importanti vantaggi, per l’allevatore e per l’animale, ma che allo stesso tempo comporta anche alcuni rischi che devono essere considerati con la giusta attenzione. Occupiamoci allora del foraggio insilato e di tutto quello che c’è da sapere al riguardo.
Foraggio insilato: definizione
Partiamo dalla definizione del foraggio insilato che altro non è che ciò che si ottiene dalla fermentazione dei foraggi che contengono un’elevata quantità di acqua. L’insilamento, inteso come metodo di conservazione, consiste nel chiudere ermeticamente il foraggio nei silos, in modo che si vengano così a creare delle condizioni di acidità. Questo metodo viene spesso utilizzato perché garantisce importanti vantaggi. Ma ha anche dei potenziali rischi di cui bisogna essere a conoscenza per potersi muovere nella direzione giusta senza incappare in spiacevoli sorprese che potrebbero avere delle importanti ripercussioni sulla qualità dell’alimentazione degli animali.
Foraggio insilato: preparazione e conservazione
Intanto è importante fare una premessa: le piante che possono essere sottoposte a processo di insilamento sono quelle la cui parte di sostanza secca varia da un minimo del 25% a un massimo del 35%. Valori diversi da quelli indicati potrebbero compromettere, in parte o totalmente, la qualità di questo processo e dunque anche il risultato finale ovvero la qualità del foraggio. La conservazione avviene in appositi silos, dove il foraggio viene stratificato e compresso per eliminare l’aria presente al suo interno. I silos vengono poi ricoperti con del film plastico che isola e sigilla il tutto.
Nel processo di insilamento si riconoscono 4 importanti fasi che vi andiamo di seguito a elencare:
- fase aerobica, durante la quale si registra il consumo dell’ossigeno residuo
- fase Lag, dove si sviluppa la flora lattea epifitica che diventerà poi predominante
- fase fermentativa, in cui si registra una diminuzione dei valori di ph al di sotto del 4.2
- fase di stabilità, cioè quando l’insilato è ormai stabile
Insomma l’ossigeno presente e la capacità di consumarlo in modo corretto rappresentano il segreto della prima fase dell’insilamento. In questo periodo l’ossigeno viene consumato dai batteri aerobi che passeranno poi il compito, in una seconda fase, a quelli anaerobi.
Quest’ultimi daranno vita allo sviluppo delle cosiddette fermentazioni acetiche che acidificheranno l’ambiente e a loro volta faranno sviluppare dei batteri lattici. Questi svolgeranno un ruolo determinante durante la fermentazione lattica perché faranno abbassare il pH a 4.2. Più il ph andrà sotto questo valore, più il foraggio durerà nel tempo. Ricordiamo che la temperatura a cui dovrà essere conservato il foraggio è bassa, per mantenere inalterate le proprietà dello stesso.
Sicurezza foraggio insilato: vantaggi e svantaggi
L’insilamento è un metodo che garantisce alcuni importanti vantaggi, come ad esempio produzioni di foraggio migliori e un minore impiego di manodopera (dunque conseguente risparmio per la gestione della stalla e tutto il resto); inoltre risente meno delle condizioni meteorologiche che invece sono in grado di condizionare molto la trasformazione del foraggio in fieno, quando lo si fa in modo naturale e non meccanico. La preparazione dunque passa attraverso la scelta delle giuste piante da poter sottoporre a insilamento. Ma la produzione di foraggio insilato porta con sé anche alcuni rischi e di questi bisogna necessariamente tenere di conto. Si tratta infatti di rischi che potenzialmente potrebbero anche condizionare in modo permanente la qualità del foraggio stesso: ci riferiamo ad esempio alla maggior possibilità di contaminazione del latte. Ecco perché in questo caso un’accurata pulizia delle stalle è fondamentale. Quali sono le cose che potrebbero purtroppo andare storte durante il processo di insilamento? Purtroppo sono un bel po’ e si tratta di rischi che l’allevatore deve mettere in conto.
- eccessiva presenza di ossigeno che potrebbe di fatto impedire che la massa si compatti
- errori nel momento dello sfalcio che potrebbero essere causa di una percentuale troppo alta o troppo bassa di sostanza secca nelle piante foraggere
- errori nella lunghezza del taglio
- presenza di terra o contaminanti, come le muffe, i batteri, i lieviti che condizionano la qualità del foraggio stesso
- presenza di pochi lattobatteri con ripercussioni sui valori di Ph finali
Anche il momento dell’apertura dei silos dove il foraggio viene conservato rappresenta dei potenziali rischi. L’esposizione all’aria potrebbe per esempio portare i valori di PH a innalzarsi, con inevitabili conseguenze sulla qualità e conservazione del foraggio. Ancora, potrebbero formarsi delle sostanze tossiche; l’esposizione all’aria potrebbe poi essere causa del proliferarsi di muffe e lieviti che potrebbero intaccare il foraggio. È importante dunque avere grande esperienza per gestire al meglio questo momento; in alternativa, affidarsi a un professionista è la cosa migliore da fare per non rischiare di vedere andare in malora tutto il lavoro fatto con grande fatica.