Con il termine foraggio si intende uno degli alimenti che vengono somministrati agli animali da allevamento per garantire loro un adeguato stato di benessere. Il foraggio può essere fresco oppure conservato e utilizzato al momento del bisogno. Ecco allora che introduciamo il termine insilamento che altro non è che la procedura utilizzata per la conservazione dei foraggi.
Foraggi insilati: perché sono importanti
La diatriba su foraggi freschi vs foraggi insilati è sempre molto accesa. Di certo c’è che il foraggio, di qualsiasi tipo esso sia, riveste un ruolo di primaria importanza nell’alimentazione degli animali di allevamento. È sufficiente pensare che, ad esempio per le bovine da latte, il foraggio rappresenta il 50% della sostanza secca assunta nel corso della giornata. Ecco perché la conservazione dei foraggi attraverso l’insilamento è importante. Consente di conservare il foraggio, salvaguardando le sue proprietà nutritive e utilizzandolo al momento del bisogno. È questo il primo grande vantaggio di un foraggio insilato rispetto a uno fresco che, per le sue caratteristiche, deve necessariamente essere consumato con una maggiore celerità. Affinché un foraggio insilato sia però di qualità, occorre che la fase di conservazione venga portata avanti con grande scrupolosità. La conservazione riveste davvero un ruolo principale per salvaguardare le proprietà di un determinato prodotto. È assodato che un insilamento effettuato seguendo le regole base di questo processo garantirà caratteristiche stabili e inalterate; al contrario, in caso di errori più o meno importanti, la qualità del foraggio sarà compromessa con possibili conseguenze anche sul peso della massa utile che tenderà a scendere (e quindi ci si troverà a fare i conti con una quantità di foraggio minore rispetto a quella che ci si aspettava).
Caratteristiche dei foraggi insilati
Scopriamo allora alcuni degli importanti vantaggi apportati dai foraggi insilati, utilizzati in percentuale sempre più elevata dagli allevatori. Come prima cosa, il foraggio insilato è più ricco rispetto al fieno non insilato ed è anche più digeribile e questo aspetto è di primaria importanza quando si parla di benessere animale, oggi più che mai (giustamente) al centro della filosofia caratterizzante la maggior parte delle aziende che operano su territorio italiano. Inoltre, il foraggio insilato ha un odore acidulo e aromatico che lo rende più appetibile e non presenta muffe. Può sembrare più simile all’erba ad un primo sguardo e il suo colore è leggermente più scuro rispetto al foraggio verde. Insomma c’è più di un motivo per scegliere di avvalersi dei foraggi insilati per l’alimentazione degli animali da allevamento.
Come funziona l’insilamento
L’insilamento è dunque il processo mediante cui il foraggio viene conservato. Tutti i foraggi la cui sostanza secca varia da un minimo del 25% a un massimo del 35% possono essere insilati; percentuali diverse potrebbero non garantire la corretta conservazione del foraggio. Ma quali sono le fasi che caratterizzano l’insilamento? Ne possiamo individuare 4:
- fase aerobica, caratterizzata dal consumo dell’ossigeno residuo
- fase lag, quella in cui si sviluppa la flora lattea epifitica
- fase fermentativa, caratterizzata da una diminuzione del ph sotto la soglia di 4.2
- fase di stabilità, cioè quando l’insilato è appunto ormai stabile
Nella prima fase dunque i batteri aerobi consumano l’ossigeno presente nella massa foraggera facendola seccare, quindi il loro posto verrà preso dai batteri anaerobi, responsabili delle fermentazioni acetiche che acidificheranno l’ambiente e daranno vita allo sviluppo di batteri lattici, importantissimi perché durante la fase di fermentazione faranno abbassare il ph sotto la soglia precedentemente indicata. E proprio questa variabile, ovvero il ph, è importantissima per una corretta conservazione dei foraggi. Durante la fermentazione più il ph scenderà sotto il 4.2 e più il foraggio potrà conservarsi per tempi molto lunghi. L’insilamento sembra essere una tecnica semplice, in cui tutte le variabili protagoniste lavorano al meglio per arrivare a centrare il risultato. Eppure il processo che porta alla conservazione dei foraggi presenta dei rischi che possono mettere a repentaglio la corretta riuscita del processo. Un’eccessiva presenza di ossigeno potrebbe ad esempio impedire che la massa foraggera si compatti oppure, non calcolando il corretto momento per lo sfalcio, si potrebbe riscontrare nel foraggio una percentuale troppo alta o troppo bassa di sostanza secca (e abbiamo spiegato prima che è importante che invece questa variabile sia contenuta in uno specifico range). Ancora, la lunghezza del taglio potrebbe essere sbagliata oppure potrebbe esserci della terra o dei contaminanti, come le muffe, i batteri, i lieviti che potrebbero condizionare la qualità del foraggio stesso. Infine, anche la presenza di pochi lattobatteri potrebbe fare andare storto qualcosa durante l’insilamento. La conservazione dei foraggi avviene nei silos: qui vengono stratificati e compressi per eliminare tutta l’aria presente. I silos vengono poi coperti con del film plastico isolante. Il momento dell’apertura dei silos, quando il foraggio è pronto, è un altro dei momenti rischiosi per la qualità dei foraggi. L’esposizione all’aria potrebbe infatti essere causa di un innalzamento improvviso del ph e lieviti e muffe potrebbero proliferare. Per questo motivo è consigliabile, per un corretto desilamento, prestare molta attenzione e farsi affiancare da un professionista se non si è in grado di portare a termine questa fase con maestrìa.