La sostenibilità è sempre più al centro dell’operato delle aziende, di qualsiasi tipo esse siano. E anche quelle che puntano sull’allevamento e sulla coltivazione dei cereali da dare in pasto ai capi, si stanno muovendo in una direzione sempre più green attraverso la coltivazione e il conseguente utilizzo dei cereali autunno-vernini. Ma di che cosa si tratta e perché sono in grado di favorire la sostenibilità negli allevamenti bovini? Approfondiremo l’argomento del corso di questo articolo.
Autunno vernini: quali sono
Come brevemente anticipato, si tratta di cereali che in Italia sono rappresentati essenzialmente da frumento tenero, frumento duro e orzo (e in misura minore da avena, farro e segale). Si tratta di cereali che possono – e anzi dovrebbero – fare parte in maniera assidua anche della dieta alimentare degli animali da allevamento; necessitano infatti di poca acqua e di un minor utilizzo di concimi e per questo motivo vengono considerati cereali la cui coltivazione è a basso impatto ambientale. A oggi, il mais gioca ancora il ruolo di protagonista quando si parla di razione e dieta degli animali da allevamento (bovini in primis). Ma per la sua coltivazione, il mais necessita di un dispendio maggiore di risorse: ha infatti bisogno di più acqua per poter crescere sano e rigoglioso e anche di più concimi che ne garantiscano la qualità.
Ma di questi tempi, con la sostenibilità che è tematica sempre più all’ordine del giorno, si chiede allora agli allevatori un ulteriore sforzo in termini di fonti di sostentamento sostenibili, almeno per quanto riguarda l’alimentazione dei capi. E la coltivazione dei cereali autunno vernini rientra in questo quadro. Frumento tenero, frumento duro e orzo sono dunque i cereali da coltivare con più frequenza.
Interessante, a questo proposito, il rapporto Istat sulla coltivazione dei cereali in Italia, redatto nell’aprile del 2022, che disegna uno scenario confortante per quanto riguarda la coltivazione dei cereali autunno vernici in Italia (non soltanto negli allevamenti). “Nel 2022 non si prevedono grandi variazioni per le superfici investite a frumento tenero (+0,5 %) e frumento duro (-1,4 %), in aumento invece i terreni investiti alla coltivazione dell’orzo (+8,6 %)”. Le percentuali devono essere riferite alle superfici seminate nel 2021, pari a circa 500.000 Ha per il frumento tenero, 1.300.000 Ha per il frumento duro e 350.000 Ha per l’orzo”. In quest’ottica è lecito pensare che quell’aumento rilevato dall’Istat possa comprendere anche un maggior numero di allevatori intenzionati a investire sui cereali autunno vernini per una coltivazione più sostenibile che miri al benessere animale. Gli allevamenti bovini del Nord sono quelli in cui per primo si è capito l’importanza di investire in una determinata direzione; ma va detto che negli ultimi anni anche il Centro-Sud dell’Italia si sta adeguando. Non è difficile, infatti, trovare allevamenti in cui si producono notevoli quantità di cereali autunno vernini. Dalla Toscana al Lazio, dalla Campania alla Puglia, passando per la Basilicata e la Calabria il trend è ormai ben consolidato. Senza dimenticare le due isole, Sicilia e Sardegna, dove il clima più mite e gradevole a livello di temperatura è causa di una raccolta anticipata di un mese circa che non inficia però la quantità di cereali prodotta che, in alcuni casi, è pari o superiore a quella del Centro-Nord.
Quando si coltivano
Come facilmente intuibile, visto che il termine autunno compare proprio nel nome, questi cereali vengono coltivati nella stagione compresa tra l’estate e l’inverno. Semina, germinazione, emergenza e accestimento vengono dunque portati avanti da ottobre in poi con particolare attenzione. In pre-semina si effettua la concimazione di fondo ma possono poi anche essere contemplati interventi alla semina (con concimi a distribuzione localizzata e a effetto starter) e anche nella fase di cosiddetto accestimento attraverso l’utilizzo di prodotti che siano in grado di andare incontro alle esigenze della pianta. Il tipo di concimi usati per la coltivazione e la crescita dei cereali autunno vernini dipende da alcune variabili che generalmente vengono valutate con scrupolosità durante la fase di messa a punto dei piani di concimazione.
Cereali autunno vernini e sostenibilità negli allevamenti
In che modo allora i cereali autunno vernini favoriscono la sostenibilità negli allevamenti bovini? In parte abbiamo già risposto a questa domanda, facendo riferimento a un minor dispendio di fonti per la loro coltivazione. Meno acqua (e sappiamo bene quanto sia questa una risorsa preziosa che non deve mai essere sprecata) e minor concimi per questi cereali che sono in grado di sfruttare meglio le concimazioni organiche derivanti dall’allevamento, con conseguente e immediato taglio dei costi per l’allevatore.
Tanti sono poi i vantaggi della coltivazione di questi cereali rispetto al mais: buona resistenza alle fitopatie fungine, ottima digeribilità della sua fibra. Il frumento in particolare richiede meno azoto (anche solamente quello aziendale zootecnico) e, come già detto, non necessita di acqua. I vantaggi non si quantificano solo per l’allevatore ma anche per gli animali che potranno beneficiare di un’alimentazione che prevede il costante utilizzo di cereali autunno vernini. Inoltre una razione foraggera media che prevede la presenza di foraggi di frumento riduce di gran lunga, ad esempio, il bisogno di integrazione proteica della dieta per bovine da latte, rispetto a quelle a base di mais. Questo significa che anche la messa a punto dell’alimentazione per i bovini risulta più facile.